Da giovedì 18 a giovedì 25 agosto 2022 torna, con una scoppiettante decima edizione, Sentieri e Pensieri, il festival letterario organizzato dal Comune di Santa Maria Maggiore sotto la Direzione Artistica di Bruno Gambarotta.
Molti, anche nell’edizione 2022, i protagonisti che andranno a comporre il ricchissimo calendario di Sentieri e Pensieri, tutti a ingresso gratuito. Sostenuta e fortemente voluta dal Comune di Santa Maria Maggiore, la rassegna Sentieri e Pensieri propone incontri con scrittori e autori che, partendo dai loro ultimi libri, si raccontano e dialogano su temi e argomenti che spaziano dalla cronaca all’attualità, dallo sport alla letteratura fino alla scienza. Ci sarà spazio anche per dibattiti e spettacoli che offrono momenti di approfondimento o divertimento.
Per il terzo anno consecutivo la sede principale rimarrà l’incantevole cornice del Parco di Villa Antonia, in caso di maltempo le presentazioni si terranno presso il Teatro Comunale.
L’albero delle teste perdute (Manni), l’ultimo romanzo di Bruno Gambarotta, è satira dei costumi legati al marketing, alla politica, ai social media. A dialogare con il Direttore Artistico di Sentieri e Pensieri, mercoledì 24 agosto alle ore 18, è il giornalista de La Stampa Mario Baudino.
L’albero delle teste perdute vi farà ridere e riflettere, con una storia appassionante in cui protagonista è Carlo Maria, venticinquenne aspirante archivista appassionato di genealogie, che viene ingaggiato da una famiglia di setaioli per tentare di stabilirne la discendenza nobiliare: sarebbe bello avere uno stemma nel logo dell’azienda…
Posti limitati. Prenotazione del posto fortemente consigliata.
Prenota qui entro le ore 10 di mercoledì 24 agosto.
BRUNO GAMBAROTTA è nato ad Asti e vive da sempre a Torino.
Ha lavorato in Rai per quarant’anni, come autore e regista, conduttore e attore di serie televisive. Collabora con diverse testate tra cui “la Stampa” e “TuttoLibri”. Ha una rubrica settimanale su “Torino Sette” in cui racconta curiosità e notizie su Torino e il Piemonte.
Ha pubblicato vari libri, esordendo nel 1977 con La nipote scomoda (scritto con Massimo Felisatti, edito da Mondadori). Nel catalogo Manni Non si piange sul latte macchiato. Racconti in giallo (2016, Premio Settembrini e menzione speciale al Premio Stresa), il giallo Il colpo degli uomini d’oro (2018), i romanzi Ero io su quel ponte (2019) e La confraternita dell’asino (2020).
L’ALBERO DELLE TESTE PERDUTE
Carlo Maria, venticinquenne aspirante archivista appassionato di genealogie, viene ingaggiato da una famiglia di setaioli per tentare di stabilirne la discendenza nobiliare: sarebbe bello avere uno stemma nel logo dell’azienda…
Ma quello che scopre Carlo Maria non è un antenato nobile, bensì una parentela in linea diretta con l’ultimo boia di Torino, che durante l’era napoleonica giustiziò oltre cinquecento condannati a morte.
Se non è proprio un aristocratico, anche questo progenitore però può diventare un’operazione di marketing!
Carlo Maria entra a far parte della squadra, un po’ scalcagnata, del setificio Brusapaglione: c’è il furbo capostipite, detto il Boss, i figli Sebastiano, che tenta di conquistare la stima paterna, e Valentina dall’animo artistico, la segretaria Irene, di cui il protagonista si innamora.
Finché non vien fuori un altro ultimo boia.
Vari i tentativi di suscitare scandalo: una performance sulle condizioni di lavoro precarie del boia, i foulard con le stampe di Maria Antonietta, i tatuaggi buoni per i selfie, la partita del cuore tra fautori della ghigliottina e quelli della forca, in un’Italia con una percentuale non bassa di cittadini favorevoli alla pena di morte.
Tra le pagine, anche la storia d’amore tra Carlo Maria e Irene, che cresce nonostante l’imbranataggine del ragazzo; la sua mamma manager, che lo vorrebbe un sano maschio tatuato invece che un topo di biblioteca; una coppia di designer di gioielli con pochi scrupoli; le ricerche di archivio sulla Torino napoleonica.
Gambarotta costruisce un romanzo che è satira dei costumi, quelli legati al marketing, alla politica, ai social media, facendoci divertire e riflettere.
Un conto è sentirsi dire che fra i tuoi antenati non ci sono nobili. L’altro conto è scoprire che discendi da uno che faceva rotolare le teste nel paniere.