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Laboratorio La “Via della Lana”. Dalla filatura al Tricoté
Le tradizioni locali saranno protagoniste nel laboratorio La “Via della Lana”. Dalla filatura al Tricoté, organizzato dalla Fondazione Rossetti Valentini e in programma nei sabati 28 settembre, 5 e 12 ottobre nelle sale della Scuola di Belle Arti.
Grazie ad una nuova iniziativa curata da Gaiadilana – che si occupa di utilizzare e valorizzare le lane autoctone, prodotte dal proprio gregge – e Gruppo Folkloristico Valle Vigezzo, i partecipanti potranno scoprire il mondo della filatura. Un laboratorio che permette di scoprire le varie fasi di lavorazione della lana, dalla filatura della lana grezza alla creazione del tricoté, giacca tipica vigezzina in lana bianca a doppio petto.
Il laboratorio vuole ritrovare una tradizione, la “cultura” delle donne di montagna – intesa come creatività e manualità – che oggi si è persa, ma che può senz’altro essere un punto di partenza per tramandare ancora alle nuove generazioni il sapere di una volta, il lavorare a mano non come “perdita di tempo”, ma come tempo guadagnato per un vivere migliore.
Sono previsti tre incontri, al sabato pomeriggio (28 settembre, 5 e 12 ottobre), con teoria e pratica, di 2 ore ciascuno, dalle ore 14,30 alle ore 16,30.
L’allevamento ovino e caprino è sempre stata un’attività importante per le Valli dell’Ossola, in particolare gli alpigiani della Valle Vigezzo nei periodi estivi erano soliti portare sui monti capre e pecore insieme ai bovini. Dagli animali traevano numerosi profitti: il latte, il formaggio, la carne; dalle pecore inoltre la lana che serviva per produrre indumenti come calze, gilet, maglioni, scialli per proteggersi dal freddo nei lunghi e duri inverni. La lana serviva anche per realizzare materassi da destinare alle persone più abbienti (“i sciuri”): loro invece dormivano ancora sui materassi fatti di foglie.
Oggi, la vita frenetica ha cambiato radicalmente il nostro modo di vivere, ma ancora qualcuno sale ai monti con i propri greggi, come Gaia, che ancora lavora la lana come si faceva un tempo.
GAIADILANA
Dopo una formazione tecnico-scientifica come ingegnere informatico e alcuni anni come insegnante di elettrotecnica ho iniziato ad occuparmi, dapprima a tempo perso, e ben presto a tempo pieno, della lavorazione delle lane di razze autoctone del Nord Italia. Con il passare degli anni ho inziato anche ad allevare un piccolo e poi sempre più grande gregge di pecore, a cui si sono uniti yak tibetani, capre ed infine vacche. Attualmente l’attività principale è quella di allevatrice transumante di vacche e capre, con uno spazio sempre aperto per la tosatura delle pecore e la lavorazione artigianale della lana.
Gaiadilana nasce dall’esigenza di dare valore sia culturale che commerciale alle lane autoctone e alle tecniche tradizionali di questo materiale purtroppo attualmente svalutato ed equiparato dalla legge a ‘rifiuto speciale’. Gaiadilana, nata come associazione culturale, al momento si sta fondendo con l’azienda agricola delle vacche erranti, racchiudendo in sé tutte la fasi della filiera, dalla nascita degli animali alla realizzazione del prodotto finale.
LA LANA LOCALE E I SUOI UTILIZZI
In un passato non troppo remoto la lana di pecora era considerata ‘l’oro bianco’ grazie alla sua versatilità e alla possibilità di utilizzarla per realizzare una grande varietà di oggetti e indumenti di uso quotidiano. In seguito ai processi di globalizzazione dell’economia il mercato italiano ed europeo è stato sommerso dalla lana proveniente dall’Australia e Nuova Zelanda, lavorata in Estremo Oriente, e importata a basso costo.
In breve tempo le lane italiane hanno perso competitività sul mercato e tutta la filiera di lavorazione della lana ha collassato.
Attualmente ci si trova nella situazione problematica di dover smaltire e trattare la lana tosata come un rifiuto speciale. A causa di questo prolungato disinteresse nel lavorare le lane autoctone, esse hanno anche perso qualità perché ad esempio la tosatura, per risparmiare, viene effettuata una sola volta l’anno anziché due, e si sta perdendo anche il know how delle tecniche di lavorazione.
Ma anche di fronte a lane rustiche ci sono diverse possibilità di utilizzo: in edilizia, nella manifattura di tappeti e complementi d’arredo e nella lavorazione delle parti più pregiate per l’abbigliamento.
Per partecipare al laboratorio La “Via della Lana”. Dalla filatura al Tricoté è necessario inviare una mail a segreteria@fondazionerossettivalentini.it.
Il ciclo di incontri pratici e teorici sarà confermato al raggiungimento di minimo 6 iscritti, massimo 10.
Per la partecipazione è richiesto un contributo minimo di € 90 (la quota è comprensiva della lana necessaria per realizzare il prodotto finale), a sostegno della Fondazione per coprire parzialmente i costi vivi.