
Presentazione della monografia “Carlo Mattei, un artista, una valle (1935-2023)”
3 Agosto / 17:30

Domenica 3 agosto alle ore 17.30 presso il Teatro Comunale presentazione della monografia Carlo Mattei, un artista, una valle a cura dell’autrice Annie Paule Quinsac, nell’ambito della mostra Carlo Mattei. Ultimo erede della tradizione artistica vigezzina (1935-2023).
Annie-Paule Quinsac, Professoressa emerita della University of South Carolina, esperta di Divisionismo e Scapigliatura, autrice di numerosi studi e monografie, ha appena pubblicato presso l’Italgrafica di Novara è uno studio critico dedicato all’artista vigezzino Carlo Mattei, pittore, intagliatore e scultore ancora da scoprire.
La studiosa, che frequenta la valle dagli anni 1980, ha conosciuto Carlo Mattei poco dopo che egli avesse abbandonato la piccola ditta edile da lui creata per dedicarsi a tempo pieno all’arte. Attraverso un’amicizia di oltre quattro decenni, ha potuto seguire il singolare percorso di quell’artista polimorfo – pittore, intagliatore e scultore – dotato di innato talento e acuta intelligenza. La monografia, frutto di tre anni di elaborazione è paziente ricostruzione della vita e dell’arte di Mattei, ritrovando opere disperse, riandando ai documenti d’archivi, frequentando famigliari, intervistando chi lo ha conosciuto e soprattutto rielaborando ricordi di centinaia di ore di conversazione con Carlo, lui che diceva essere diventato pittore perché “gli mancavano le parole”.
Nativo di Crana, oggi frazione di Santa Maria Maggiore, allora capoluogo del quale Santa Maria era frazione, Carlo Mattei, di famiglia modesta, crebbe in una casa senza libri né dipinti, circondato dalla ricca iconografia cristiana degli affreschi a cielo aperto e nelle chiese, da bambino già affascinato dal Ciclo della vita di San Rocco di Battista da Legnano [1530.1534] nell’oratorio di medesimo nome, a due passi di casa sua. Presto, il ragazzo si convince che l’arte visiva avesse il potere di narrare, trasmettere storie, idee ed emozioni, tanto che la sua intera produzione, pittorica, d’intaglio e a tutto tondo, è una narrativa.
Se la valle è stata la “culla” della sua arte, non ne ha limitato lo sguardo. Oltre ai paesaggi mozzafiato della sua infanzia in cui si volge una “vita dei campi” non più riscontrabile oggi ma fonte del suo immaginario, oltre alle nature morte o ai ritratti di intensa resa psicologica, Mattei ha dimostrato una vena satirica nell’interpretazione pittorica e scultorea del dato politico, come ad esempio nel dipinto Tangentopoli, L’Italia infuriata [1995] o la scultura Mani pulite [2000]. Anche le tragedie del mondo in cui gli è toccato vivere – Lo sbarco degli Albanesi a Bari, 1998, oppure L’Undici settembre 2001. Allegoria dell’America ferita [2003] – hanno generato in lui opere di denuncia di notevole forza.
Dotato di innato talento e acuta intelligenza, Mattei è senza dubbio l’ultimo dei grandi maestri di quel territorio, unico dell’arco alpino ad essere conosciuto come “valle dei pittori”, ma che, per le numerose statue di ottima fattura che artisti locali hanno lasciato nelle sue chiese, si potrebbe altrettanto chiamare ”valle degli scultori”. Mattei ha fatto sua quella duplice tradizione. Dipinti quali Villlette, Contadini al lavoro [2010], o Inverno a Crana, 2013, in cui l’artista è oramai in pieno possesso del linguaggio che si era creato, esprimono una poetica inconfutabilmente sua e si inseriscono a pieno diritto nella plurisecolare tradizione della valle.
Mattei è arrivato oltre cinquantenne a sperimentare la scultura; da autodidatta come in pittura, ha dovuto forgiarsi i mezzi d’espressione, in legno, marmo, bronzo o gesso patinato- una tecnica da lui inventato a partire dell’amalgamazione del gesso, vinavil e polvere di marmo, levigati in modo di ottenere un effetto resistente e una patina beige. Ricordo d’infanzia. Gli spazzacamini, 2000, fu realizzato in quel modo. In appena più di trent’anni è stato in grado di elaborare un corpus plastico non estesissimo ma di grande significato per la valle. Per la scultura sacra, Mattei si è attenuto a ricavare le forme dal legno. Il Cristo morto o Cristo deposto, 1988, prima opera monumentale, oggi nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Fu l’unica scultura per la quale ha adoperato un modello vivente – un uomo di rara bellezza dal corpo dalle proporzioni leonardesche -, è l’opera più classica che egli abbia mai concepitam tuttavia le qualità espressive del volto e della parte superiore del torso che sembra respirare, traducono un’intensa emozione, suggerendo il momento tra morte e resurrezione.
La mostra Carlo Mattei. Ultimo erede della tradizione artistica vigezzina, dedicata al pittore Carlo Mattei e inaugurata sabato 5 luglio alle ore 17.30 presso il Centro Culturale Vecchio Municipio, sarà visitabile in tre diverse sedi a Santa Maria Maggiore: il Centro Culturale Vecchio Municipio, la Scuola di Belle Arti “Rossetti Valentini” e lo Spazio Mattei in via Rosmini 12.
Grazie al prezioso lavoro di Annie-Paule Quinsac, storica dell’arte, esperta del Secondo Ottocento italiano e Professoressa emerita della University of South Carolina, Santa Maria Maggiore potrà ospitare un’esposizione che darà nuova luce all’artista vigezzino. La curatrice della mostra, infatti, ha saputo valorizzare l’autodidatta Carlo Mattei, artista poliedrico e profondo, tratteggiandone con passione e competenza un ritratto tanto complesso quanto esaustivo.
La mostra è visitabile da domenica 6 luglio a domenica 19 ottobre dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 16 alle ore 18.
Dal 6 settembre al 19 ottobre sarà aperta solo il sabato e la domenica.
L’ingresso alla mostra è a contribuzione responsabile €3