Da venerdì 18 a venerdì 25 agosto 2023 (con una gustosa anteprima giovedì 17 agosto) torna Sentieri e Pensieri, il festival letterario giunto al’undicesima edizione, organizzato dal Comune di Santa Maria Maggiore sotto la Direzione Artistica di Bruno Gambarotta.
Oltre 25 ospiti, accompagnati da spalle e moderatori, calcheranno il palco posizionato come sempre nell’incantevole Parco di Villa Antonia. Molti i temi che si affronteranno nella nuova edizione della rassegna organizzata, sostenuta e fortemente voluta dal Comune di Santa Maria Maggiore: dalla scienza ai diritti umani, dall’economia alla cultura, fino a toccare i generi letterari più amati; non mancheranno due spettacoli di grande valore civile e un’ampia sezione di incontri per tutta la famiglia con autori amatissimi.
Per il quarto anno consecutivo la sede principale rimarrà l’incantevole cornice del Parco di Villa Antonia, in caso di maltempo le presentazioni si terranno presso il Teatro Comunale. Gli appuntamenti sono tutti ad ingresso gratuito.
Chiude l’undicesima edizione di Sentieri e Pensieri, venerdì 25 agosto alle ore 21, uno tra i più apprezzati e sensibili giornalisti e conduttori Rai, Domenico Iannacone, con Che ci faccio qui. In scena, una serata speciale in cui prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato. Ad accompagnarlo, le tastiere di Francesco Santalucia e le immagini di Raffaele Fiorella.
Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che ne accorgiamo. Spesso sono così piccole che bisogna andare a cercarle tra le tante cose che non valgono nulla. Il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia. Per la prima volta sul palco di Sentieri e Pensieri, con Che ci faccio qui in scena Domenico Iannacone prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a condividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato.
Attenzione: lo spettacolo non verrà trasmesso in diretta Facebook e YouTube.
Posti limitati. Prenotazione del posto fortemente consigliata.
Prenota qui entro le ore 10 di venerdì 25 agosto.
DOMENICO IANNACONE
Nato nel 1962 a Torella del Sannio in provincia di Campobasso, ha iniziato giovanissimo la carriera giornalistica sulle testate regionali. Inviato di punta di Ballarò e Presa diretta (Rai3). Ha ideato e condotto, per sette edizioni, il programma d’inchiesta I dieci comandamenti e dal 2019 è in onda con Che ci faccio qui, uno tra programmi di approfondimento più seguiti di RaiTre. Per cinque volte gli è stato attribuito il Premio Ilaria Alpi. Nel 2015 ha ricevuto il Premio Paolo Borsellino e nel 2017 il Premio Goffredo Parise. Nel 2017 con il documentario Lontano dagli occhi ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali, aggiudicandosi nell’ordine il Civis Media Prize di Berlino, il Real Screen Awards di Los Angeles e il Peace Jam Jury Awards di Montecarlo.
CHE CI FACCIO QUI IN SCENA
di e con DOMENICO IANNACONE
musiche live Francesco Santalucia
installazioni video Raffaele Fiorella
coordinamento tecnico Eva Sabelli
cordinamento artistico Stefano Sabelli
una produzione ITC 2000 – Teatro del Loto / TeatriMolisani
Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che ne accorgiamo. Spesso sono così piccole che bisogna andare a cercarle tra le tante cose che non valgono nulla. Il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia. Il palcoscenico diventa luogo fisico ideale per portare alla luce quello che la televisione non può comunicare. Le storie così riprendono forma, si animano di presenza viva e voce e tornano a rivendicare il diritto di essere narrate. Iannacone rompe le distanze, prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a con- dividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato. Il teatro di narrazione diventa in questo modo anche teatro civile in grado di ricucire la mappa dei bisogni collettivi, dei diritti disattesi, delle ingiustizie e delle verità nascoste. Mentre le immagini aprono squarci visivi, facendoci scorgere volti, case, periferie urbane ed esistenziali, le parole dilatano la nostra percezione emotiva e ci permettono di entrare, come una voce sotterranea, nelle viscere del Paese.